Un’altra sonda spaziale in rotta di collisione con la Terra. Sarà la sonda russa Phobos-Grunt

di Renato Sansone

Ci risiamo, una nuova minaccia incombe dallo spazio. Dopo essere rimasta in un’orbita errata per più di un mese, la sonda russa Phobos Grunt cadrà in modo incontrollato verso la Terra. Gli esperti prevedono che il giorno del rientro possa essere il 9 Gennaio 2012, ma allo stato attuale, la previsione include un’incertezza di più o meno 5 giorni e mezzo. Alcuni analisti stanno persino suggerendo che la navicella possa piombarci addosso tra l’1 ed il 2 Gennaio, facendo cominciare il 2012 con il botto. Nel frattempo, c’è chi anche in queste circostanze prende la vicenda come qualcosa di positivo e costruttivo: sono gli scienziati della NASA, che valutano l’evento come un possibile modo per affinare gli strumenti informatici al fine di calcolare con maggior precisione il rientro di questi detriti ormai sempre più numerosi. Ed intanto, noi poveri terrestri, siamo costretti a subire il terzo oggetto in rientro nella nostra atmosfera in pochi mesi, dopo il satellite UARS della NASA del 24 Settembre scorso e il satellite tedesco ROSAT dello scorso 23 Ottobre. La navicella spaziale Phobos-Grunt pesa quasi 14 tonnellate, essendo ancora piena di diverse tonnellate di propellente (un pesante carico di idrazina tossica e tetrossido d’azoto). Tutto questo carburante avrebbe dovuto portare la sonda verso Marte, ma è rimasto inutilizzato dopo un guasto ai motori. La sonda era stata progettata per atterrare su Phobos, una delle due lune del pianeta rosso. L’ambiziosa missione prevedeva di rilevare campioni di roccia e riportarli sulla Terra nel 2014.

La missione però, dopo il lancio dello scorso 8 Novembre dal Cosmodromo di Baikonur, è fallita, mobilitando successivamente la NASA e l’ESA nella speranza di aiutare l’agenzia spaziale russa a riprendere contatto con le strumentazioni di bordo. I controllori di volo però, nonostante qualche segnale positivo, non sono riusciti a salvare l’intea missione, che quindi, terminerà con la ricaduta sulla Terra nel prossimo mese di Gennaio. In una lettera aperta dell’8 dicembre Lev Zelenyi, direttore dello Space Research Institute di Mosca e presidente dell’Accademia Russa delle Scienze e dell’Esplorazione del sistema solare, ha dichiarato: “Gli specialisti dell’Associazione Lavochkin continueranno i loro tentativi di stabilire la connessione con il veicolo spaziale e inviare comandi fino alla fine della sua esistenza. Stiamo lavorando comunque sulla questione del rientro e la probabilità di dove e quali frammenti possano colpire la terra“. Il carburante dovrebbe “bruciare” in atmosfera durante il processo di rientro, ma secondo le osservazioni di Viktor Khartov, capo progettista della NPO Lavochkin, la società aerospaziale russa che ha progettato e prodotto Phobos-Grunt, i componenti della navicella sarebbero destinati a raggiungere la superficie terrestre. Il naso a forma di cono è stato progettato per il trasporto di campioni di Phobos sino alla Terra, e fu costruito per effettuare un atterraggio in un sito di recupero, senza paracadute. Dopo la caduta del satellite tedesco ROSAT, qualcosa però si è appreso realmente. Johann-Dietrich Wörner, presidente del consiglio esecutivo del Centro aerospaziale tedesco, che ha sede a Bonn, ha incoraggiato la teoria che le più grandi parti potrebbero sopravvivere al rientro, e potrebbero rappresentare un rischio per persone e oggetti a terra. Wörner ha fornito una serie di indicazioni e consigli in merito alla sua esperienza avuta con il satellite precedente:

La responsabilità di un progetto deve comprendere l’intero ciclo di vita e prendere in considerazione ogni eventualità.
La collaborazione nazionale ed internazionale, a prescindere dal fatto personale o istituzionale, ha ormai raggiunto un livello che è segnato come molto accattivante, un atteggiamento positivo e di fiducia reciproca, che deve essere utilizzato di conseguenza.
La comunicazione riguardante i progetti devono essere il più trasparente possibile, ma sempre affidabile e corretta sotto ogni aspetto. A questo proposito, successi e rischi potenziali devono essere comunicati allo stesso modo.

Sembra improbabile quindi che Phobos-Grunt in qualche modo possa essere salvata, ma qual è il rischio per la popolazione mondiale? Dobbiamo ripeterci, ma la probabilità che cada sulla testa di qualcuno di noi è comunque remota. Gli oceani, i deserti, le vaste distese incontaminate, i boschi, le steppe, sono le principali indiziate per ricevere un impatto. “La gente non dovrebbe farsi prendere dal panico. I detriti spaziali rientrano in ogni momento, compresi i vari stadi dei razzi abbastanza grandi,” ha detto Michael Listner, un avvocato di diritto spaziale con sede nel New Hampshire. “Tuttavia, il pubblico non dovrebbe essere completamente sprezzante della minaccia dei detriti spaziali“, aggiunge. Un pò come dire che non bisogna poi troppo sottovalutarli. Listner fa notare come ROSAT sia caduto poco prima del continente asiatico, atterrando nella Baia del Bengala. Egli ha anche ricordato l’incidente nel 1978 che coinvolse l’ex Unione Sovietica con il satellite militare sovietico da sorveglianza oceanica Cosmos 954, precipitato nel bel mezzo del Canada. «Se quella navicella spaziale avesse completato solo un paio di orbite in più, sarebbe potuta atterrare negli Stati Uniti continentali”, ha detto Listner. “C’era anche la probabilità di un incidente con lo Skylab della NASA, i quali detriti caddero sulla città australiana di Esperance. Una delle incertezze per la Phobos-Grunt è la mancanza di informazioni tecniche della navicella spaziale”, ha detto Listner.

“Se Roscosmos avesse fornito dati concreti circa la costruzione del veicolo spaziale, compresa la costruzione dei serbatoi di propellente, avrebbe potuto attenuare le preoccupazioni circa il pericolo che l’astronave stessa pone per la popolazione.” Con la sonda russa, precipiterà anche quella cinese Yinghuo-1, collegata alla prima. Anche questa probabilmente sopravviverà all’attrito con l’atmosfera terrestre. L’obbiettivo principale della Yinghuo-1 sarebbe dovuto essere lo studio dell’ambiente esterno di Marte. I ricercatori del centro spaziale avevano in mente di utilizzare le fotografie ed i dati per studiare il campo magnetico marziano e le interazioni tra la ionosfera, le particelle in fuga ed il vento solare. Ma anche di questa sonda si sa davvero poco.
Prepariamoci dunque a rivivere l’avventura provata con i satelliti UARS e con ROSAT. A quanto pare il problema dei detriti orbitali diverrà sempre più marcato, e siamo quasi destinati a doverci convivere. Per ognuno di questi eventi, le agenzie spaziali ci ricordano quanto sia basso il rischio di probabili impatti, e che eventuali incidenti possano accadere solo con una buona dose di sfortuna, cosa tra le altre sicuramente veritiera. Ma per quanto tempo saremo fortunati?

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