Ai nostri figli lasciamo mari senza pesci e cieli senza uccelli...

- Gianni Tirelli -

La verità è che oggi, nessuna nuova classe politica, geniale riforma, o seducente e affascinante scoperta scientifica, ci potrà mai salvare dalla catastrofe economica, ambientale, sociale, umana e di valori che, come un’ombra nera, si sta addensando all’orizzonte, ad oscurare il futuro dei nostri figli.
A loro lasciamo mari senza pesci, cieli senza uccelli, inquietanti foreste senza vita – e fiumi in secca, falde contaminate, milioni di ettari di territorio da bonificare, deserti in cammino che divorano ogni cosa – e orrore, scempio urbanistico, dubbi, paure e ignoranza.
Il tempo stringe, e tutto volge al peggio! Per tanto, alla retorica e sterile indignazione deve seguire l’azione, perché la rabbia, si trasformi in vendetta, e la schiavitù in libertà.
Questa guerra tra poveri che ci divide sul Nulla, deve giungere al termine! La stessa, consolida il potere criminale che ci opprime e corrobora il suo progetto, di omologazione.
Solo uniti, si vince – solo uniti si cambia – solo uniti si spera; oltre ogni bandiera, retaggio, personalismo e insulsa dipendenza.
La sola e vera rivoluzione che può cambiare le sorti questo mondo alla deriva, deve nascere dal profondo del cuore dei suoi cittadini e, dalla consapevolezza che, ogni conquista di civiltà e di libertà, contemplano l’azione e un prezzo.

Affermare che passato e presente sono sovrapponibili, equiparando i crimini perversi della modernità, capitalista industriale, con quelli di ieri, è un esercizio di disonestà intellettuale e di pura ipocrisia, attraverso il quale il Sistema, intende sdoganare e giustificare le aberrazioni di quest’epoca, adducendone attenuanti di stampo storico e ciclico.
Sarebbe come asserire che le spade delle legioni romane uccidevano al pari di una bomba intelligente, al fosforo o nucleare – che le cadute da cavallo (mezzi di trasporto di un tempo), le potremmo serenamente paragonare (per numero e conseguenze), agli incidenti stradali e mortali che giornalmente, si consumano sulle nostre strade e autostrade. Che la percentuale di sostanze tossiche, inquinanti e mortali, disperse nelle acque di fiumi, laghi, mari e falde acquifere e sul territorio, non è un novità di oggi – che l’aria delle nostre città è la stessa di sempre – che l’estinzione di specie animale e vegetali è un fattore endemico alle ragioni della natura stessa – che poi si estinguano in milioni di anni o in pochi decenni, non fa alcuna differenza – e che il numero in crescita esponenziale di imbecilli in circolazione, sia fisiologico a tutte le civiltà passate e future.

Di quale benessere, progresso e civiltà, potranno mai beneficiare, individui costretti a lavorare otto ore ogni santo giorno (che piova o tiri vento), per quarant’anni della loro vita al chiuso di una fabbrica malsana, caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese?? Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la vita, o estrema condizione di sopravvivenza: ma puro stato vegetativo. Le risorse necessarie per uscire da tutta questa merda e restituire dignità e decoro alle gente, sono chiuse nei forzieri e nei fortilizi bancari dei Grandi Ricchi del crimine legalizzato, che hanno dissanguato le masse per decenni, raggirandole, derubandole e spremendole sull’onda di promesse e speranze, sbandierate dalla propaganda mediatica del Regime Democratico! Non c’è niente di sensato e ragionevole in tutto questo Luna Park dell’orrore, e niente, che non sia un’insurrezione popolare, sarà mai in grado di restituire alle masse il loro diritto alla felicità, e a credere in un futuro.

“L’uomo ragionevole, muore per un calcio sferrato dal suo cavallo – muore per essere caduto ubriaco dal fienile o, colpito da un fulmine in una notte di tempesta, mentre cerca di radunare il suo gregge di pecore. L’uomo ragionevole, muore annegato, dopo essere caduto con la sua bicicletta in un fossato, di notte, tornando dall’osteria verso casa. L’uomo ragionevole, muore soffocato dall’ultimo boccone della sua cena o, avvelenato dalla puntura di una vipera – muore per un colpo di pugnale al cuore, sferratogli dal suo acerrimo nemico, per una parola di troppo – muore di fatica, dopo avere dissodato, con la sola forza delle sue braccia, un campo di patate. L’uomo ragionevole, muore da uomo, sereno, fra le quattro mura della sua casa di pietra, circondato dall’affetto dei suoi cari, perché la memoria delle sue azioni, sia da conforto per tutti quelli che lo hanno amato. L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la libertà, in una condizione d’autenticità, e di qualità della vita. Diversamente, meglio sarebbe per lui, vivere di espedienti e trovare ristoro, nel freddo di una baracca di lamiera e cartone, e che fosse la carità, a soddisfare i suoi bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni” JT
L’uomo di quest’epoca maligna si deve ribellare, e riappropriare dell’unica cosa che è capace di produrre miracoli, e in grado di riesumare autentiche passioni e vere motivazioni: la Terra. La Terra, è il vero potere! Il solo potere al quale possiamo serenamente sottometterci sapendo che domani, per noi sarà un altro giorno. Un giorno nuovo, pieno di aspettative e di speranze, di sana fatica e di sereno riposo.
Un giorno da vivere senza rimpianto!



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