Guardare lontano Agire vicino


Il sistema Italia è palesemente irreformabile. Un paese corrotto sino al midollo, con i suoi vertici in probabile combutta con la peggiore associazione mafiosa del Pianeta, non può migliorare perché non può trovare in se stesso i semi per una generazione nuova, che si preannuncia purtroppo solo come la fotocopia sbiadita ed impoverita della precedente.
Tutto sommato che questa impalcatura massonica, mafiosa e posticcia cada non sarà un dilemma; il problema sarà assistere alla costruzione di ciò che verrà dopo. Temo davvero che il mondo nuovo assomiglierà a Monti: algido, pacato e rassicurante all’esterno mentre sarà inflessibile ed autoritario al suo interno. I sistemi di controllo elettronici oggi disponibili rappresentano l’inverosimile e nessun aspetto della nostra esistenza verrà ignorato dai controllori: i gestori del nuovo mondo riconfigurato.
Da un passato di ingiustizie e nequizie ad un futuro di fredda tecnocrazia elettronica altrettanto ingiusto? In gran parte ci meritiamo questa fine. Abbiamo inseguito le farsesche montature del regime e ci siamo lasciati abbindolare dalle meretrici della seduzione d’accatto. Non credo quindi che sarà possibile sfuggire ad una società riconfigurata con mezzi eccezionali. Pagare le tasse per foraggiare le indecenze è e sarà purtroppo un dovere al quale non si potrà sfuggire.
Che cada quindi l’istruzione pubblica! L’università è in mano a feroci baroni da decenni. La ricerca segue a ruota la conduzione familistica degli atenei. Che si chiuda anche la ricerca pubblica quindi. Che la sanità cada in mani private, quella pubblica non è condotta in forma dissimile dalle università. Provvigioni vertiginose collasseranno in un mucchio di mosche e le auto blu scintillanti si fermeranno per mancanza di benzina. Un esercito di rubagalline sciamannerà per le strade implorando pane ed elemosine e grande sarà la nostra soddisfazione ad elargirle. Fuori dai sogni, sono invece i deboli a cadere per primi.
Guardiamo lontano ma non perdiamo di vista ciò che ci sta intorno: l’amico da aiutare o il ladro da allontanare. Siamo scivolati in una condizione sociale miserrima soprattutto per quanto riguarda la speranza in un futuro migliore che ci ha quasi definitivamente abbandonato. Tutto sembra ritorcersi contro di noi: i sistemi statali e quelli privati, temo davvero che ci si dovrà guardare anche dal nostro vicino che non ci sorride più da mesi. Frustrati, adirati, risentiti ed abbandonati, cosa sarà di noi? Quanti di noi avranno la fermezza di non lasciarsi irretire da facili azioni violente preconfigurate e di comodo?
Il crollo del paese potrebbe rappresentare però un’opportunità. Una possibilità di ricostruire. Nel caso dell’Ilva di Taranto, la soluzione è dietro l’angolo: finanziare la costruzione di una Taranto 2 biocompatibile ed autosufficiente (e soprattutto bella) alla distanza necessaria, bonificando il territorio nelle vicinanze delle acciaierie. Albergare in una dimensione nuova ed esaltante la popolazione arricchendo la città di mezzi di locomozione pubblici moderni ed efficienti. Provvedere alla massima ottimizzazione ambientale delle aziende senza delocalizzarle. Si potrebbe fare ma non si vuole fare e neanche immaginare: questo è il problema.

E se tutto rimanesse invece com'è?

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