Il riscaldamento globale e una bufala totale!



di CLAUDIO BERTOLAZZI

In Italia solo pochi giornali se ne sono accorti ma nella stampa anglosassone lo scandalo è enorme. Il “Guardian”, giornale progressista britannico, ha scritto che “ci troviamo di fronte è un piccolo gruppo di scienziati che, per anni, ha esercitato una grande influenza nel manovrare l’allarme mondiale in materia di riscaldamento globale”. E il “Daily Telegraph”, altro quotidiano d’oltremanica, ha aggiunto: “Cambiamento climatico: il peggiore scandalo scientifico della nostra generazione”.

Stiamo parlando del “Climategate” e cioè la scoperta che Philip Jones, direttore della CRU (Unità di Ricerca Climatica presso l’università di East Anglia) e alcuni suoi stretti collaboratori, non solo hanno selezionato i dati in maniera arbitraria, cioè escludendo tutti quelli che contraddicono la teoria del global warming, ma addirittura che le serie pubblicate non sono vere e che i dati sono stati falsificati. Philip Jones, è responsabile delle due serie fondamentali di dati usate dall’IPCC (Ufficio ONU per lo studio dei cambiamenti climatici). Ciò significa che tutti i grafici che dovrebbero dimostrare la teoria del global warming sono stati costruiti con i dati fasulli forniti da Philip Jones. Anche il libro di Al Gore “Una scomoda verità” ed il relativo film sono costruiti sui dati del CRU diretto da Philip Jones.

In uno dei messaggi inviati via e-mail da Philip Jones ad un suo collaboratore si legge: “Ho appena portato a termine il trucco che Mike ha fatto su Nature (rivista scientifica, ndr) di aggiungere le temperature reali a ciascuna serie degli ultimi 20 anni (ad es., dal 1981 in poi) e dal 1961 per permettere a Keith di nascondere la caduta”. Le prove delle avvenute manipolazioni e falsificazioni dei dati sono così schiaccianti che John Beddington, il capo consigliere scientifico del governo inglese, sul sito internet del “Times” del 27 gennaio ha scritto: “L’impatto del riscaldamento globale è stato esagerato da alcuni scienziati e c’è urgente bisogno di maggiore onestà nel riportare le previsioni dei cambiamenti climatici”, ed ha aggiunto: “I climatologi dovrebbero essere meno ostili nei confronti degli scettici che mettono in dubbio l’origine antropica del global warming. La scienza cresce e migliora alla luce delle critiche”.

Nel frattempo, intervistato dalla “BBC”, il professor Jones ha detto che i dati da lui forniti non sono disponibili perché lui ha accumulato migliaia di fogli pieni di dati registrati a mano di cui non ricorda l’origine. Il Climategate, che i mezzi di comunicazione italiani hanno per lo più ignorato, sta sconvolgendo anche gli uffici delle Nazioni Unite. Siamo arrivati al punto che gli uomini della sicurezza alle Nazioni Unite non solo hanno impedito al giornalista irlandese Phelim McAleer di far domande ad Al Gore sul Climategate nel corso della conferenza di Copenhagen, ma gli hanno anche staccato il microfono. McAleer ha cercato di porre domande simili al docente di Stanford, Stephen Schneider, tra i maggiori sostenitori del global warming il quale si è rifiutato di fare commenti. Quando McAleer ha fatto una domanda a Schneider, un membro dello staff ha cercato di zittirlo manipolando il suo microfono e un membro della sicurezza ha chiesto a McAleer e alla sua squadra di spegnere la telecamera nonostante essi protestassero di essere membri accreditati della stampa.

Il 18 febbraio il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha preso atto “con rammarico” delle dimissioni di Yvo De Boer, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfcc). E, come riportato anche dal quotidiano”Libero” il 15 febbraio, il prof. Robert Watson, che ha guidato l’IPCC dal 1997 al 2002 ha dichiarato che “Non è vero che ci stiamo squagliando. Il surriscaldamento del pianeta è un’enorme bufala. L’organismo delle Nazioni Unite che consiglia i leader mondiali sui cambiamenti climatici deve indagare sugli errori che hanno portato a esagerare l’impatto del riscaldamento globale”. Watson ha aggiunto che “la relazione degli esperti del gruppo intergovernativo (IPCC) sui cambiamenti climatici ha sbagliato a far di conto, esagerando il problema”.

In effetti l’IPCC di errori ne sta compiendo molti: tra gli ultimi quello relativo allo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya. Nell’ultimo rapporto pubblicato dall’IPCC (Fourth Assessment Report del 2007) è scritto che a causa del riscaldamento globale i ghiacciai dell’Himalaya dovrebbero scomparire entro il 2035. Ma il governo indiano ha presentato una critica dettagliata al rapporto dell’IPCC rilevando un colossale errore. Il rapporto dell’IPCC faceva riferimento ad una pubblicazione degli anni ’90 del glaciologo russo Wladimir Kotljakow in cui si sosteneva che lo scioglimento del ghiacciaio si sarebbe verificato verso il 2350. La data del 2350 è diventata 2035 (con un taglio di 315 anni) su indicazione del ricercatore indiano Syed Hasnain. A questo proposito il climatologo tedesco Hans von Storch ha chiesto le dimissioni del presidente IPCC, Rajendra Pachauri, perché questi avrebbe giocato la carta dello scioglimento dei ghiacciai himalayani all’unico scopo di ricevere altri sostanziosi fondi per le sue ricerche. Stupisce infatti scoprire che il ricercatore indiano Syed Hasnain, che ha dato origine all’errore, lavora oggi all’Energy and Resources Institute (Teri) di Nuova-Delhi, il cui direttore è proprio Rajendra Pachauri.

Sbagliati anche i dati dell’IPCC sui Paesi Bassi: secondo il Rapporto dell’Ufficio ONU, l’Olanda sarebbe per metà sotto il livello del mare. Il governo olandese ha fatto presente che la cifra esatta è il 26%.  Come è evidente il castello di fantasmi e di paure costruito dai catastrofisti sta cadendo a pezzi, ma il crollo di questa ideologia, così come quella comunista, lascerà solo macerie. Per trasformare i problemi ambientali in risorse c’è bisogno di una nuova cultura “ecottimista”. Un’ecologia fondata su un idea più ottimista dell’uomo e della sua capacità di amare.
http://www.lindipendenza.com/riscaldamento-globale/

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