Il satellite spaziale Plank disegna la mappa del fondo cosmico



L’AJA - Può essere considerata la mappa più precisa mai realizzata del fondo cosmico a microonde quella acquisita dal satellite spaziale Planck dell’Agenzia Spaziale Europea e diffusa oggi. Il risultato è stato conseguito anche grazie agli “occhi elettronici” di uno strumento scientifico realizzato da un gruppo di ricercatori italiani,
che si trova a bordo del satellite europeo. Questo apparato, che ha la sigla LFI (Low Frequency Instrument), è il più sensibile ricevitore radio fino ad ora realizzato per studiare la radiazione cosmica di fondo e tracciarne una mappa dettagliata. Assieme all’apparato ad alta frequenza realizzato da ricercatori francesi, LFI rappresenta la parte più consistente, in termini scientifici, della missione, che negli ultimi tre anni ha “scrutato” nello spazio-tempo per avere informazioni sempre più precise sulla nascita dell’universo, e sui primi istanti della sua formazione, 300 mila anni dopo il big bang.
A presentare i nuovi dati cosmologici di Planck, questa mattina, con l’introduzione di Jean Jaques Dordain, Direttore Generale dell’ESA, c’era George Efstathion , Direttore del Kavli Institute for Cosmology dell’Università di Cambridge. 
Assieme a loro, un team di ricercatori, tra i quali il nostro Nazzareno Mandolesi, dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica dell’INAF di Bologna, che è anche a capo del team (di 22 istituti e centri di ricerca) che ha realizzato lo strumento LFI a bassa energia.  
Eccone i risultati. Per la nostra galassia, la Via Lattea, è stata realizzata una mappa dell’ emissione delle polveri, prodotte dalle stelle alla fine della loro vita, e poi sparse nel mezzo interstellare. Sempre per la nostra galassia, è stata realizzata una mappa dell’ emissione degli elettroni liberi presenti tra le stelle. Per il cosmo intergalattico è stata realizzata una mappa della radiazione diffusa dal gas caldissimo degli ammassi di galassie, anche da quelli talmente lontani da non essere mai stati osservati prima. Infine, è stata separata anche la mappa della radiazione prodotta nei primi istanti dopo il big bang, il fondo cosmico di microonde, la cui immagine permette di stabilire la geometria, la composizione e l’ evoluzione dell’ universo a grande scala.  
“E’ un po’ come analizzare le acque alla foce di un grande fiume, e farlo talmente bene da poter risalire precisamente ai contributi di ciascuno dei suoi affluenti. Le nuove mappe di Planck permettono di stabilire per la prima volta esattamente quanta radiazione proviene dalla nostra galassia, quanta dall’ universo extragalattico, quanta dall’ universo primordiale” riferisce il prof. Paolo de Bernardis, responsabile delle attività Planck presso l’Università La Sapienza di Roma.

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