MASSONERIA P2: QUANDO AMMAZZARONO IL GENERALE MINO, PAPA LUCIANI E POI BORSELLINO


di Gianni Lannes - C’è un unico filo conduttore a regia occulta. Nel 1975 monsignor Giovanni Benelli, sostituto alla segreteria di Stato vaticana, chiede in forma riservata al generale Enrico Mino, un’indagine sull’appartenenza di prelati alla massoneria. Dopo circa due mesi il comandante dell'Arma (referente militare di Aldo Moro) consegna uno scottante dossier. All’obbedienza massonica risultano affiliati il cardinale Sebastiano Baggio, il cardinale Jean Villot, il vicario di Roma Ugo Poletti, monsignor Paul Marcinkus (a capo dello Ior), monsignor Agostino Casaroli, monsignor Donato De Bonis, monsignor Pio De Laghi e decine di altre "eccellenze".


Nell’estate del 1977 il cardinale Giuseppe Siri incarica il generale Mino di svolgere una seconda inchiesta sui prelati della Curia affiliati o vicini alla massoneria. Questa volta, però, il comandante dell’Arma non riuscirà a concludere la sua indagine: il 31 ottobre muore precipitando in Calabria (località Girifalco) con un elicottero. Il perché di quella tragica fine non verrà mai chiarito fino in fondo. Sul velivolo Agusta Bell 205 - in volo da Catanzaro a Rosarno - pilotato dal tenente colonnello Francesco Sirimarco (all'epoca il miglior pilota di elicotteri della Benemerita), c’erano il colonnello Francesco Friscia, il tenente colonnello Luigi Vilardo, il brigadiere Costantino Di Fede. Il dossier del 1975, invece, viene fatto sparire sepolto tra le carte dell’archivio Vaticano.  

Ecco cosa ha dichiarato il generale Gianadelio Maletti, numero due del Sid, alla Commissione parlamentare sul terrorismo:  «Io conoscevo personalmente il generale Mino, ero suo amico. Se ci sono stati dei dubbi - credo che sussistano - sulla strana morte del generale Mino, avvenuta in un terreno  non particolarmente difficile, la cosa non è mai stata chiarita. E’ sembrato strano che l’elicottero sia esploso, sia caduto in quelle condizioni tragiche». 

Il velivolo fu probabilmente sabotato, ma la magistratura considerò il caso un incidente. La Procura della Repubblica di Catanzaro ha archiviato l'istruttoria sommaria nel giro di due mesi. Poi c'è stata la ridicola inchiesta dell'Aeronautica.
Il 16 marzo 1978 viene rapito Aldo Moro nel centro di Roma e la sua scorta trucidata. Moro viene assassinato il 9 maggio del ’78 nel cuore della capitale, dove era tenuto prigioniero. Sempre nello stesso anno, nella notte fra il 28 e il 29 settembre, 33 giorni dopo la sua elezione, muore in circostanze nebulose Papa Luciani. Il pontefice era in procinto di rifondare la banca vaticana. L’hanno ammazzato perché voleva cambiare la cose della santa sede, arrestando gli affari illeciti, soprattutto dello Ior che riciclava il denaro sporco.

Nel 1992 a seguito di una strage in cui viene dilaniata la sua scorta di polizia, muore il giudice Paolo Borsellino, appena venuto a conoscenza delle modalità dell’omicidio di Papa Giovanni I. Altro che Cosa Nostra. Ma tutte queste sono altre storie.

«Si può rinunciare alla vita se si è mossi da infinito amore verso la propria gente»:  parola di Enrico Mino, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Così come narrata la storiella non gira. Gianni Lannes dovrebbe chiarire come possa un alto prelato ordinare indagini e conferire incarichi ad un generale dell'Arma.

Anonimo ha detto...

P2,comnistione e intrecci d'interesse con Gladio(nome in codice della struttura paramilitare segreta di tipo Stay-Behind)promossa durante la guerra fredda dalla NATO,per contrastare un eventuale attacco delle forze del Patto di Varsavia ai Paesi dell'Europa Occidentale.Negli anni 80 in Belgio un misterioso gruppo chiamato "la banda del Brabante Vallone" assalta supermercati,banche e negozi a Bruxelles e dintorni trucidando decine e decine di persone,tutto questo per un bottino di pochissimi spiccioli,ed a volte addirittura senza neanche portare via un soldo,e questo 10 anni prima che in Italia(erano gli anni 90)saltasse fuori la banda della Uno Bianca composta da poliziotti che faceva le stesse identiche cose. Un giudice Belga coraggioso arrivò ad indagare su militari professionisti(anche ufficiali addirittura)e poliziotti Belgi,collegandoli alla banda del Brabante Vallone e a collegare il loro "operato" al gruppo Stay-Behind,ma poi fu tutto insabbiato e messo a tacere e i 28 morti compiuti dalla banda del Brabante Vallone rimasero senza un perchè e senza giustizia. Ricordatevi ancora,storia che si ripeterà anche in Italia 10 anni dopo con le vicende della Uno Bianca.

 


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