L'Euro e' un crimine contro l'umanita'

25 novembre 2013 - La nostra maledizione? Si chiama euro. «Più che una moneta, è un metodo di governo occulto, elitario, illegittimo, autoritario e antidemocratico». Una minaccia «che divide, anziché unire i popoli europei, col terrorismo della miseria (fuori dall’euro) e la promessa della prosperità (dentro l’euro)». Un mito, «falsificato in diverse varianti, a seconda della realtà socio-economica interna di ciascun paese». L’inizio della fine? Lo storico divorzio tra governi e banche centrali, dove queste ultime hanno cessato di fungere da “bancomat” degli Stati per sostenere la spesa pubblica. Di qui le “riforme strutturali”
che prevedono stangate fiscali e misure recessive, privatizzazioni dei servizi, devastazione del lavoro con flessibilità, precarizzazione e licenziamenti facili. Era un piano preciso: togliere ossigeno agli Stati, azzoppando le economie democratiche a vantaggio delle élite. Lo spread? «Chiaramente pilotato dalla Bce, come “clava di ultima istanza” per costringere i governi periferici a imporre l’amara medicina».
Obiettivo: smantellare lo Stato democratico – garante dei cittadini – per privatizzare tutto, a beneficio di pochi ricchissimi. E tutto questo, osserva DraghiAlberto Conti su “Megachip”, grazie a un alibi come il «falso dogma dell’indipendenza della politica monetaria ai fini della stabilità». Così, si è formata l’euro-burocrazia al servizio delle lobby economico-finanziarie, che di fatto si arrogano il diritto d’interpretare il processo di unificazione europea, «falsamente presentato con la persuasiva immagine progressista dei padri fondatori di un sogno, che in realtà si è trasformato in un incubo», soprattutto per paesi come l’Italia. Col maturare della crisi, «l’euro mostra sempre più la sua vera natura di moneta fraudolenta, con la funzione di idrovora della ricchezza pompata dal basso verso l’alto». Ma la cosa peggiore è che questi falsi ideologici «alimentano odio e false contrapposizioni d’interesse tra i popoli, in nome della “competitività nei liberi mercati”, senza mai specificare se fisici o finanziari, in una logica di commistione diabolica dove per salvare gli uni occorre distruggere gli altri».
Che l’euro sia una non-moneta, continua Conti, lo testimonia il suo disegno strutturale fin dalla nascita (Maastricht, Bundesbank, Deutsche Bank), i cui esiti nefasti si stanno manifestando dopo poco più di un decennio dalla sua entrata in vigore, precipitati e aggravati dalla crisi finanziaria globale che ha il suo epicentro a Wall Street. Basta un raffronto dell’euro col dollaro – i debiti sovrani europei e quello federale Usa – per capire le analogie e le differenze della “nostra” (si fa per dire) moneta con quella di riferimento globale, cioè il dollaro di Bretton Woods, dal 1971 divenuto «la principale arma di contrapposizione ostile e violenta dell’impero col resto del mondo». Quanto all’euro, «da promessa di simbolo e motore economico dell’Unione Europea», si è presto rivelato essere il suo esatto opposto, cioè «strumento di prevaricazione di pochi sempre più ricchi sulle masse impoverite». Una vera «forza disgregatrice dell’Unione Europea, dopo i primi illusori anni». La catastrofe della periferia, però, è di tali proporzioni da travolgere di seguito anche il centro, che però un risultato lo ha comunque ottenuto: consolidare l’economia della Germania riunificata, “stabilizzando” un alleato strategico degli Usa.
«Si pronuncia euro, copyright della Bce, ma si legge “potere della finanza globale neoliberista”», realizzato «attraverso la longa manus di un sistema bancario privatizzato e asservito agli interessi dell’élite, come già le corporation che monopolizzano i mercati fisici e il sistema mediatico che disinforma e addormenta le masse». Dunque, che fare? Abbattere questo “mostro” o riformarlo, mettendolo al servizio dei popoli? Per Conti, «la natura non riformabile di questa sovrastruttura tecno-politica può pur sempre trasfigurare in positivo semplicemente abrogandone la sua caratteristica principale, il totalitarismo progressivamente istituzionalizzato, cioè il fatto di essere una “moneta unica” non nel senso che è comune (10 paesi dell’Ue non l’hanno mai adottata), ma nel senso che non ammette altre valute là dove invece è stata introdotta nel 2000». Tecnicamente basterebbe aggiungere in ogni paese dell’Eurozona una nuova moneta nazionale (Euro-lira, Euro-marco, Euro-pesetas), inizialmente nel rapporto 1:1 con l’euro; la nuova moneta sostituirebbe quella della Bce per la fiscalità e i pagamenti interni al paese, lasciando all’euro la funzione di pagamento nelle transazioni tra paesi diversi. Decisivo il rapporto dei cambi: andrebbe aggiornato periodicamente «sotto il controllo di un nuovo Parlamento Europeo, L'Eurotower di Francofortefinalmente dotato della dignità di un vero governo di competenza strettamente confederale, che governa la Bce collegialmente».
Questa misura, per avere il successo sperato e traghettare l’Europa fuori dalla crisi, dovrebbe essere accompagnata da un decalogo di cambiamento radicale. Mai più cessioni improprie di sovranità nazionale, a cominciare da quella monetaria interna. Mai più obbedienza cieca, sotto ricatto, ai diktat del circo della finanza globalizzata. Mai più salvataggi pubblici dei crack degli speculatori privati, grandi o piccoli. Mai più la primazia del profitto privato sulla difesa del lavoro. Mai più il contrasto alla recessione con misure recessive. E mai più libera circolazione di merci e capitali contro gli equilibri e gli interessi leciti dell’economia locale. Inoltre, aggiunge Conti, bisognerebbe bloccare gli attacchi speculativi eterodiretti alla valuta nazionale, impedire che i “debiti sovrani” finiscano fuori controllo. Mai più interferenze delle lobby, le grandi mafie che oggi dettano ai governi le misure da infliggere ai cittadini. Obiettivo possibile, a patto che risorga lo Stato democratico come “attore dell’economia”, con «funzioni di stimolo e di controllo sistemico». Dalla dignità dello Stato dipende quella dei cittadini, quindi la democrazia: serve «una forte volontà politica» per globalizzare i diritti, verso un futuro di pace che ci liberi dall’incubo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' tutto il sistema delle monete e del denaro che c'e' sul pianeta che va abolito e non solo l'euro! l'avidita' di denaro ,genera ingiustizie di ogni tipo,mafie,truffe, estorsioni e chi ne' ha piu' ne0 metta! gli alieni non usano il denaro sui loro pianeti, ma e' tutto basato su un sistema di distribuzione egualitario regolato dai loro computer. tutti hanno il necessario e anche il superfluo per vivere e senza distinzioni. IL DENARO E' LA MALEDIZIONE MILLENARIA DEL PIANETA TERRA ED E' TEMPO DI FARLA FINITA CON QYESTO SISTEMA! BASTA CON LO STAUS QUO!

Anonimo ha detto...

Salve a tutti. Innanzitutto devo fare una doverosa premessa. Non sono un professore universitario e non vado neanche in giro a sbandierare finte o presunte lauree e master vari. Tuttavia ho il vizio di navigare parecchio su internet e spesso mi capita di visionare alcuni articoli piuttosto interessanti riguardanti l' euro. Detto questo volevo fare una considerazione sulla moneta unica europea. Tanti anni fa l' Italia e' entrata in punta di piedi nell' eurozona con una straordinaria campagna di propaganda pro-euro che voleva convincerci che aderire all' euro fosse una grande conquista in grado di portare benessere e sviluppo. In pochi ci avvertirono delle pesanti clausole vessatorie che stavamo firmando in quell' occasione. Abbandonando la lira ( valuta debole ) abbiamo fatto entrare nelle nostre tasche una valuta forte, anzi fortissima che secondo le intenzioni dei suoi ideatori doveva favorire lo scambio di beni, merci e servizi all' interno dei paesi europei. Ben presto cominciammo a capire che gli euro in circolazione erano pochi e maledetti, caratteristica tipica delle valute forti. L' euro si mostro' a tutti per quello che era, cioe' un totem sacro, oggetto di idolatria e venerazione da parte di quelli che volevano un' inflazione bassa ed una disoccupazione alta ( il manuale di economia politica di Paul Samuelson mi ha chiarito meglio questo concetto ) . Secondo alcuni l' euro e' addirittura sopravvalutato del 30 per cento, fatto che ostacola innanzitutto l' export italiano. Ultimamente e' cresciuta una corrente di pensiero favorevole alla svalutazione controllata dell' euro come rimedio per uscire dalla crisi e far ripartire la crescita economica specialmente nei paesi depressi come il nostro. Il piu' famoso sostenitore di questa teoria e' Nouriel Roubini ma potrei citarne molti altri. In realta' la banconota da 10 euro in se' per se' non e' ne' brutta ne' bella perche' vi garantisce ancora un certo potere d' acquisto seppure relativo. L' euro non e' una " fregatura " nel suo valore intrinseco. Il vero problema e' tutto quello che c'e' dietro l' euro. La gestione scellerata e miope degli strumenti finanziari, infatti, ha avuto come conseguenza una recessione persistente, salari da fame ed il crollo della domanda interna ( soprattutto in Italia ). A Bruxelles si comincia a prendere in seria considerazione l' eventualita' di una svalutazione contenuta dell' euro ( 10 percento ? 20 percento ? ) , nonostante l' opposizione di parecchi banchieri e di alcuni paesi tipo Finlandia, Olanda e Germania.
Il Presidente della BCE Mario Draghi, che in fondo non e' poi cosi' cattivo come qualcuno vuole far credere, attraverso l' immissione di liquidita' sul mercato, i salvataggi dei paesi " poveri " dell' eurozona e la decisione di mantenere tassi di interesse bassi ( cosa che ha provocato le ire della Germania ) ha cercato di tamponare una situazione di emergenza. In pratica ha effettuato una specie di " svalutazione virtuale ". Ma questi non sono interventi " risolutivi ". Per dirla in termini calcistici, Draghi ha messo la palla in calcio d' angolo per evitare guai peggiori. La BCE infatti ha dei margini di azione molto limitati che derivano da vincoli ereditati dal famigerato " Trattato di Maastricht " che fu la vera origine delle restrizioni ( legge di stabilita' ) e dell' austerity di cui oggi sentiamo parlare. Concludendo: svalutare l' euro tecnicamente non e' impossibile.Quello che manca e' la volonta' politica di farlo. Abbiamo fatto l' euro ma ci siamo dimenticati di fare l' Europa.


 


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