Una tazza di cioccolato per mantenere giovane il cervello

16 nov 2013 - Una buona notizia per gli amanti del cioccolato: secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, gustarsi fino a due tazze di cioccolata calda al giorno aiuterebbe a mantenere sano e giovane il cervello. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Secondo uno studio effettuato dai ricercatori della Harvard Medical School e il Brigham and Women Hospital, e ripreso dal quotidianoBoston Magazineil cioccolato, ma più in particolare i diversi componenti tra cui i flavonoidi contenuti nel cacao, aiuterebbe a mantenere giovane e soprattutto attivo il cervello.
I flavonoidi sono dei composti naturali presenti nei semi del cacao che, grazie alla formazione dell’ossido nitrico in genere usato per lavasodilatazione, rivestirebbero un ruolo importante nel controllo del flusso del sangue e della circolazione.
Lo studio
Lo studio, nato per comprendere la relazione tra l’attività cerebrale e il flusso di sangue nel cervello nei soggetti anziani, ha evidenziato una correlazione tra il consumo di cacao e le funzioni neurovascolari.
Durante l’indagine, sono stati analizzati 60 adulti, di età compresa tra 66 e 77 anni – un’età in cui in genere iniziano già a manifestarsi i segni del declino cognitivo legato all’età – a cui sono stati fatti ingerire, per un mese e con una frequenza di 2 volte al giorno, tazze di cioccolato caldo. A nessuno dei partecipanti era stata diagnosticata alcuna forma di demenza, tuttavia 17 di loro presentavano un insufficiente afflusso di sangue al cervello.
Durante il periodo di osservazione, i soggetti non hanno consumato nessun altro tipo di cioccolato. Prima e dopo i 30 giorni, sono stati effettuati dei test per misurare la capacità di immagazzinare informazioni, la capacità di pensiero e le altre performance cognitive. Contemporaneamente, per mezzo degli ultrasuoni , è stata misurata anche la quantità di afflusso del sangue al cervello.
Le evidenze scientifiche
I risultati hanno fatto registrare un aumento del 30% nella memoria e nell’abilità di pensierotra coloro che, inizialmente, avevano presentato un afflusso insufficiente di sangue nel cervello. Quest’ultimo dato, ha mostrato un miglioramento dell’8,3% rispetto a tutti gli altri soggetti considerati.
I tempi di risposta ai test sono migliorati: all’inizio dell’esperimento, i soggetti avevano registrato un tempo medio di risposta di 167 secondi, per arrivare a 116 alla fine dello studio. Quindi il cacao aveva migliorato la velocità e la quantità di afflusso di sangue durante i test.
Interessante anche il fatto che chi all’inizio aveva presentato delle difficoltà di afflusso di sangue al cervello, aveva anche dimostrato, attraverso la risonanza magnetica, di avere danni in alcune aree cerebrali. Nonostante ciò, le sue performance cognitive sono comunque migliorate, dimostrando infatti una maggiore integrità strutturale della sostanza bianca.
Per poter osservare al meglio gli effetti che il cacao produce sui soggetti studiati, a metà dei partecipanti è stata somministrata cioccolata calda ricca di flavonoidi, all’altra metà, invece, la stessa bevanda povera di flavonoidi. Tuttavia, nei risultati non ci sono state differenze significative tra i due gruppi. Questo, secondo i ricercatori, dimostrerebbe l’incidenza sul cervello anche di altre sostanze presenti nel cacao che avrebbero effetti positivi su circolazione sanguigna e funzioni cerebrali.
Le conclusioni
Secondo il dott. Farzaneh Sorond, neurologo presso il Brigham and Women Hospital e tra i promotori della ricerca, il cacao fornirebbe l’energia necessaria alle aree del cervello che hanno bisogno di più carburante. Questo, grazie all’aumento dell’afflusso di sangue nel nostro organo del pensiero.
Sorond ha inoltre dichiarato che: “Stiamo imparando di più sul flusso di sangue nel cervello e il suo effetto sulla capacità di pensiero. Come le diverse aree del cervello hanno bisogno di più energia per completare i loro compiti, hanno anche bisogno di maggiore flusso di sangue. Questa relazione, denominata accoppiamento neurovascolare, può svolgere un ruolo importante nelle malattie come il morbo di Alzheimer”.
La ricerca completa è disponibile a questo link.

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