Diabete. Scienziati scoprono la causa: “Pesticidi sul banco degli imputati”

Pesticidi sul banco degli imputati al congresso dei diabetologi europei. L’esposizione a questi inquinanti ambientali è associata ad un aumento di oltre il 60% del rischio di sviluppare la patologia metabolica che le autorità sanitarie mondiali considerano ormai pandemica. Non solo. Se ad ‘assorbire’ residui organici sono le future mamme, si moltiplica la probabilità di diabete in gravidanza: un’esposizione 10 volte maggiore nei primi 3 mesi di attesa corrisponde a un pericolo almeno 4 volte più alto di sviluppare la forma gestazionale della malattia del sangue dolce.

La lista dei nemici è lunga: si chiamano clordano, ossiclordano, trans-nonacloro, Ddt, Dde, dieldrina, eptacloro, Hcb, Pcb. A metterli alla sbarra sono 2 studi presentati al 51esimo Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), in corso a Stoccolma. Il primo lavoro è una revisione di 21 ricerche per un totale di quasi 67 mila persone, condotta da Giorgios Ntritsos dell’università di Ioannina in Grecia, e Ioanna Tzoulaki ed Evangelos Evangelou dell’Imperial College di Londra. Il secondo, ancora a firma greca, è stato illustrato da Leda Chatzi dell’università di Creta a Heraklion e ha coinvolto circa 640 donne arruolate mentre aspettavano un bambino.

Fra gli studi esaminati nella metanalisi, 12 riguardavano il diabete 2 mentre gli altri non specificavano il tipo considerato; quasi in tutti l’esposizione ai pesticidi è stata valutata con l’esame di sangue o urine.



Questo fattore di rischio ambientale è risultato correlato a un +61% delle chance di ammalarsi di una forma diabete, e a un +64% delle probabilità di diabete tipo 2.

“Questa revisione sistematica – commentano gli scienziati – sostiene l’ipotesi che l’esposizione a vari pesticidi aumenti il rischio di diabete”, e ciò vale indipendentemente dall’entità dell’esposizione o dal tipo di studio esaminato. “Alcuni pesticidi sono risultati più pericolosi di altri, in particolare clordano, ossiclordano, trans-nonacloro, Ddt, Dde, dieldrina, eptacloro e Hcb”.

La seconda ricerca, quella sugli inquinanti organici persistenti (Pop) e le madri in gravidanza, è nata perché lavori condotti sugli animali mostravano che l’esposizione a queste sostanze è legata al diabete 2 ed altri disturbi metabolici, ma non al diabete gestazionale. Correlazione che risulta invece dallo studio sugli esseri umani: con la spettrometria di massa gli autori hanno dosato le concentrazioni di Pcb, Dde e Hcb nel siero delle donne nel primo trimestre di attesa, e un’eventuale condizione di diabete gestazionale è stata valutata nelle future mamme dalla 24esima alla 28 settimana. Il 7% del campione aveva sviluppato la malattia, e gli scienziati hanno calcolato che “un aumento di 10 volte nell’esposizione totale a Pcb si associa a un rischio di diabete gestazionale 4,4 volte maggiore”. Nessun incremento significativo è emerso dall’esposizione a Dde e Hcb.

“Considerando che vari Paesi del mondo stanno assistendo a una sempre maggiore prevalenza di diabete gestazionale – osservano i ricercatori – queste evidenze sono importanti in un’ottica di salute pubblica, per migliorare la conoscenza dei fattori di rischio sui quali agire per cercare di invertire il trend. Il nostro prossimo passo – annunciano – sarà valutare se l’esposizione ai Pop ‘nel pancione’ è associata ad alterazioni nel metabolismo del glucosio e a diabete tra i bimbi nei primi anni di vita”.

fonte retenews24

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